PATHOS
Quanto è necessaria la sofferenza?

Da un punto di vista spirituale, ogni forma di sofferenza (pathos) è malattia. Potremo dire che, da questo punto di vista, ci siamo ammalati varie volte nel corso della nostra vita: tutti noi abbiamo sofferto per un verso o per l'altro. Molte volte quella che chiamiamo sofferenza, è in realtà un senso di frustrazione e di mancanza. Pensiamo alla fase di innamoramento: si langue e si sogna fino al momento di congiungersi all'oggetto di desiderio. Una volta appagati, sopraggiunge la pace. Fino a che si tratta di tumulti passeggeri, questi sono esperienze necessarie per l'anima, allo scopo di farla uscire dal suo recinto di comfort e stimolarla a crescere. 
Grazie a tutte le forme di insoddisfazione, l'umanità si è evoluta. Attraverso la mancanza, il desiderio si genera e il desiderare offre lo start all'individuo per organizzarsi verso l'appagamento. 
Se invece l'insoddisfazione permane ecco che arrivano la sofferenza e la malattia. 

La malattia del corpo, ma ancor prima quella dello spirito, è il segno tangibile che ci siamo allontanati dal nostro baricentro interiore e dalla fonte di energia vibrante che tutto pervade. 
L'insoddisfazione permanente è agli antipodi della gioia. Siamo in carenza di carburante vitale, per sopravvivere andiamo a prendere nutrimento dovunque sia possibile. Ci organizziamo in vere proprie strategie di sottrazione, diventando pericolosi per gli altri. Chiediamo attenzione, appoggio, ascolto... Fino ad un certo punto è normale, ma la vitalità della salute richiede movimento verso l'appagamento. ll nostro movimento, non quello degli altri. 

Trovarsi in momenti di frustrazione e mancanza senza però rubare energia a chi ci sta intorno, presuppone di possedere gli ingredienti fondamentali per la salute spirituale: la fede e la fiducia nella vita. Possederli significa non avere paura né del presente, né del futuro. 
Coloro i quali mancano di questa visione li si riconosce. Vicino a loro non ti senti più libero di muoverti, di scegliere, di pensare. Ti devi giustificare, spiegare, far sapere i tuoi movimenti, ti senti costretto a mentire o a occultare la verità. Molte volte però, noi scambiamo tutto ciò per il compromesso necessario di una normale vita di relazione, dimenticando che accondiscendere a questo gioco limita ogni giorno lo spazio vitale, che inesorabile piano piano si riduce. Imbrigliati nei sensi di colpa, pensiamo sia normale informare i nostri cari di quello che intendiamo fare, aspettare il loro consenso per agire. Scambiamo il loro vampirismo per interesse e affetto nei nostri confronti, mentre è un guinzaglio con un collare che, giorno dopo giorno, diventa sempre più stretto. 

Come possiamo fare per accorgerci se abbiamo a che fare con persone che ci tolgono la vita anziché arricchirla? Dai segnali del corpo. La mente in questo non ci aiuta perché è piena di credenze su cosa è giusto o sbagliato fare, il corpo invece ha un'intelligenza diversa che non ammette condizionamenti. Ecco allora che il disagio del corpo accorre in nostro aiuto come una benedizione, continuando a segnalarci sofferenza fino a quando non ne verrà rimossa la causa. 

(nella foto: Gary Olman e Winona Ryder interpretano i protagonisti del film di Francis Ford Coppola, DRACULA - USA, 1992)
I commenti dal sito
Cinzia ha scritto il 04 luglio 2014 alle ore 09:55
Condivido pienamente tutto cio che hai scrittoo
paola ha scritto il 05 luglio 2014 alle ore 13:44
Condivido tutto...la mia benedizione? Un eczema sul piede e mano sx
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